Karate do significa: “la via della mano vuota”.
Il nome indica che si tratta di un’arte marziale a mani nude che privilegia le tecniche di percussione, un metodo da seguire e praticare rigorosamente per migliorare se stessi.
E’ un’arte marziale autoctona dell’arcipelago di Okinawa, situato tra la Cina sud orientale ed il Giappone.
Sulla sua genesi e sul suo sviluppo hanno influito tanto gli stili cinesi del sud (per via degli scambi commerciali tra la Cina ed i piccoli porti okinawensi) quali la Gru bianca, la mantide religiosa, lo stile della tigre etc., quanto quelli del nord (per via dei rapporti ufficiali del governo di Pechino con i vari re d’Okinawa) quali le varie branche dello Shaolin in primis.
Tutto questo fino alla seconda metà del XIX secolo. Poi con la modernizzazione del Giappone il karate, approdato nella capitale Tokyo (1921-22 circa) e negli altri grandi centri è diventato un gendai budo, metodo di autoformazione moderno ed ha fortemente risentito degli influssi delle arti classiche giapponesi quali la spada, il tiro con l’arco (ma anche la calligrafia, la cerimonia del tè..), etc., permeate di spiritualità zen e di etichetta scintoista.
Il Wado-ryu karate-do è una delle più note e diffuse scuole di karate giapponese nel mondo e si caratterizza per un uso naturale del corpo. I suoi principi cardine sono la cedevolezza e l’adattabilità, le sue tecniche sono veloci e stilisticamente essenziali.