Descrizione.

Yi quan significa: “Pugilato della Mente o dell’Intenzione”.

Alcuni rami della scuola preferiscono utilizzare il nome, coniato successivamente, di Da Cheng quan : “Pugilato della Grande Realizzazione”.

Lo Yi quan è uno stile potente, energetico e raffinato.

Paradossalmente è anche il più utilizzato in Cina nei presidi medici per le sue elevate proprietà terapeutiche.

Storia.

Secondo la leggenda lo Yi quan fu fondato da Yueh Fei (1103-1141), il famoso generale della Dinastia Song a cui si ascrivono anche tutti gli altri stili di Xing yi, precedenti e successivi.

Secondo il racconto storico lo Yi quan è stato fondato da Wang Xiang Zhai (1886-1963), che lo avrebbe “depurato” (riportandolo così alle origini, come era stato concepito da Yueh Fei) dei principi e delle forme tecniche, superflue e inefficaci, nelle quali si era articolato nei secoli lo Xing yi quan.

Secondo la verità storica lo Yi quan è stato creato dal M° Wang Xiang Zhai (1886-1963), che nacque nella contea di Shen, nella provincia dell’Hebei.
Egli fu allievo nell’ Hebei Xing yi quan del mitico GuoYun Shen (1820-1901), detto “il divino palmo stritolatore (o “frantumante”)” per le sue eccezionali capacità in combattimento, il quale aveva appreso lo stile direttamente dal suo fondatore Li Nen Rang (Li Luo Neng, 1809-1890).
Il maestro Wang Xiang Zhai fu l’ultimo e più giovane allievo di Guo, oltreché suo parente e compaesano.
Dopo la morte del suo maestro, nel 1907 circa Whang Xiang Zhai viaggiò per tutta la Cina alla ricerca dei maggiori esperti, si dice che morì imbattuto.

Tra gli altri incontrò: a Pechino i fratelli Yang Shao Hou e Yang Zhen Fu dello stile Yang di Tai ji quan, nella contea di Zhuo Xiang il maestro Liu Feng Chun dello stile Ba gua zhang, e a Shangai il maestro Wu Ji Hui il fondatore del Liu he ba fa (dei quali tutti divenne ottimo amico).

Nel 1913 affrontò a Pechino Li Rui Dong dello stile Li di Tai ji (che pare sconfisse); poi soggiornò a Shaolin dove si allenò con il monaco Heng Lin (e con il suo maestro novantenne Ben Hong o Ben Jao), dove si esercitò nello Xin yi ba; inoltre nell’Hunan si confrontò e studiò con Xie Tie Fu un maestro della scuola Wudang di He quan (“Pugilato della Gru”) e nel Fu Jian con Fang Qia Zhuang, maestro di Bai he quan (“Pugilato della Gru Bianca” del sud).

Memorabile fu poi lo scontro ripetuto e più volte vinto contro l’esperto giapponese Sawai Kenichi (1903-1989).

L’arte di Wang Xiang Zhai è dunque il frutto della sintesi della formazione ricevuta nello Xing yi quan con le sue esperienze successive nello studio dello Shaolin (dai quali derivò ed elaborò gli zhan zhuang), la Gru Bianca di Wudang (della quale elaborò le tecniche dinamiche), le tecniche concatenate e non codificate (jian wu) di Huang Mu Qiao, esperto del nord in Xing Yi Quan, e i giochi di gambe di Liu Pei Xian, maestro di Xi’an, nel nord-ovest della Cina.

Nel 1940 sotto la spinta del governo iniziò ad insegnare pubblicamente le applicazioni salutistiche della sua arte.
I maestri Li, Guo e Wang erano tutti della provincia dell’Hebei, pertanto all’inizio il loro stile venne chiamato Hebei Xing yi quan (per distinguerlo dagli altro ramo della scuola, lo Shanxi Xing yi quan).
Poi (durante i primi anni di insegnamento a Shangai, 1920 circa) venne chiamato Zi ran men Xing yi quan (“La scuola naturale del Pugilato di forma e mente”), perché la pratica aveva ancora qualche legame con lo Xing yi; solo in un secondo momento (durante gli anni di Pechino, circa 1930) fu coniato il nome Yi quan (“Pugilato della Mente o dell’Intenzione”), perché lo stile era ormai autonomo e originale; infine nel 1940 circa alcuni allievi (in particolare Zhang Yu Heng) proposero il nome onorifico di Da Cheng quan o “Pugilato della grande realizzazione” (o della “grande perfezione” o del “grande conseguimento”).

Wang Xiang Zhai amava confrontarsi ed insegnare pertanto ebbe numerosi allievi di diverse generazioni: suo erede nel ramo di combattimento fu soprattutto il più giovane allievo Yao Zhon Xun (1917-1985), mentre per il ramo salutistico ricordiamo sua figlia Wang Yu Fang e soprattutto Yu Yong Nian (1920-), medico di Pechino, il vero divulgatore medico scientifico dello Yi quan.

Metodo.

Nello Yi quan si prediligono le posture statiche e i movimenti “piccoli” per armonizzare il sistema nervoso e ottimizzare così l’uso della forza e della mente.

Il fondatore della scuola Wang Xiang Zhai esprimeva questi principi nei suoi noti versi tradizionali:

“I grandi movimenti non sono efficienti quanto i piccoli movimenti,

i piccoli movimenti non sono efficienti quanto l’immobilità,

l’immobilità è la madre di tutti i movimenti”.

La pratica è ad alto contenuto propriocettivo e a basso impatto cardiovascolare.
E’ ottimo per i disturbi psicosomatici e per la riabilitazione neuro – senso – motoria.

Tecnica.

Il metodo dello Yi quan si struttura in sette “livelli” o “fasi” di apprendimento,

1° livello: zhan zhuang (“palo eretto” o “albero immobile”, per lo studio di concentrazione, meditazione, propriocezione, sensibilizzazione energetica e visualizzazione; si distinguono gli yang shen zhuang, o “posture immobili per la salute” e i ji ji zuanhg, “posture immobili per il combattimento”);

2° livello: shi li (“testare” o “provare la forza”, per lo sviluppo della cinestesia di 2° livello, il movimento vero e proprio; si distinguono la “forza di spinta”, la “forza di trazione”, la “forza a triangolo”, la “forza a cerchio”, la “forza sferica”, ecc.);

3° livello: fa li (“esplosione” o “emissione di forza”, per lo sviluppo della forza esplosiva, sul posto e in movimento);

4° livello: bu fa o mo ca bu (i “metodi di gambe” o il “passo frizionato”, lo studio degli spostamenti, tra i quali si distingue la Jian wu, la “danza marziale” o “danza dell’energia”);

5° livello: shi sheng o fa sheng (“testare” o “provare” o “emettere il respiro”, lo studio dell’energia della respirazione e della voce);

6° livello: tui shou (la “spinta con le mani”, per lo sviluppo della sensibilità tattile, lo studio degli equilibri e delle forze);

7° livello: san shou (“mani sciolte” o “pugni liberi”, lo studio del combattimento reale, con o senza protezioni; l’ultimo livello di questo metodo).